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“Amiamoci e… partite”: nasce la Fondazione Taranto Erasmo Iacovone

Articolo apparso sul Quotidiano di Puglia il 27 marzo. L’illustrazione è di Alessandro Guido.

Niente di fatto, a Como, nel vero senso della parola: nessun risultato, tutto da rifare. Ma se gli 85 minuti di domenica restano sospesi nello strano limbo del non omologato, e se la società continua a tacere (ma visto quello che dice quando si decide a parlare – vedi vigilia di Taranto-Benevento – forse è meglio così), a gettare il sasso nello stagno sono ancora una volta i tifosi e gli appassionati, insomma, la gente.
La notizia è fresca fresca: si è costituita ieri la Fondazione Taranto Erasmo Iacovone, un’associazione a supporto della squadra di calcio cittadina e dei valori che questa veicola o potrebbe veicolare. In pratica la Fondazione vuole parlare con il Taranto, le istituzioni, gli imprenditori e chiunque voglia contribuire positivamente al calcio rossoblù. Un soggetto unico e forte che rappresenti le esigenze dei tifosi e che leghi il calcio ai valori etici, al senso di appartenenza e alla storia della città.
Dalle grandi manovre per eventuali cambi di mano alla guida del Taranto alla ristrutturazione dello stadio, passando per iniziative di sensibilizzazione nelle scuole, non c’è tematica calcistica in senso lato in cui la Fondazione non possa dire la sua. Un progetto ambizioso, la cui promettente base di partenza è la passione e la lucida follia che ha spinto diverse decine di persone a sostenere un significativo sforzo economico pur di figurare fra i soci fondatori. Fra questi, singolarmente o in forma associata, molti dei nomi noti del tifo organizzato tarantino, mentre la tessera numero uno spetta doverosamente a Paola Raisi Iacovone, nel segno di un ricordo e di una continuità che si è voluto ribadire già nel nome dell’ente.
La Fondazione Taranto Erasmo Iacovone è l’ultimo e più organico segno di quella tendenza che vede sempre più cittadini di Taranto decisi a scendere in campo in prima persona per decidere del destino del posto in cui vivono. E ancora una volta è il calcio il linguaggio comune attraverso cui si esprime questa voglia di riscatto. Una voglia che stride col perdurante immoblismo di altri settori, e con l’atteggiamento, ancora molto diffuso, di chi è in prima fila nel lamentare i problemi ma poi pretende che siano sempre altri a risolverli.
Per questo la nascita della Fondazione viene salutata con uno slogan, in cui il vecchio “Armiamoci e partite”, bandiera mai ammainata dello scaricabarile, diventa “Amiamoci e… partite”. Basta una erre in meno per cambiare il senso: “amiamoci” vuol dire rispettarsi, ascoltarsi, e amare la propria città, che poi significa amare se stessi. “Partite” va invece inteso nel senso di incontri di calcio. Perché alla fine, per assurdo che possa sembrare, è ciò che accade in quel rettangolo verde a regalare sogni, e a dare a tanta gente la forza per cercare di realizzarli. E prima o poi – non c’è infortunio dell’arbitro che tenga – i risultati arriveranno.