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Ilva: il video delle presentazioni a Desio e Nova Milanese

Cover ridEcco il video realizzato da Libera.TV sulle presentazioni dei libri “L’eroe dei due mari” e “Ilva. Comizi d’acciaio”, tenutesi a Desio e Nova Milanese rispettivamente il 19 e il 26 ottobre scorsi.

Venerdì 24 maggio: Taranto Day on Tour a Milano!

Venerdì 24 maggio dalle ore 19 la Fondazione Taras sarà a Milano con una nuova tappa del Taranto Day on Tour per offrire ai tanti fuorisede, e non solo, che abitano vicino al capoluogo lombardo, schegge di Taranto a domicilio e la possibilità di respirare finalmente aria di casa.

L’evento, che ha già vissuto tappe emozionanti a Roma e a Bologna, prende spunto dal calcio per raccontare Taranto in tutte le sue sfaccettature, dalla cultura, alla musica e all’arte, passando per la gastronomia tipica.

Main sponsor, come a Bologna, la birra Menabrea affiancata dal Caseificio Marzulli. Media partner saranno Studio 100, il Corriere del Giorno e Sangiorgio Pubblicità.

L’appuntamento è dalle 19 alla Galleria Cascina Grande di Rozzano, alle porte di Milano, dove si potrà giocare a calcetto o a green volley con la Tap Mobile, il camper dello sport e visitare la mostra del fumetto “L’Eroe dei due mari. Taranto, il calcio , l’Ilva e un sogno di riscatto.” con disegni live del fumettista Emanuele Boccanfuso e la mostra museo curata da Nicola Grassi, vera e propria storia documentata del calcio tarantino con pezzi unici, dai biglietti delle gare più importanti della serie B soprattutto degli anni ’70 e ’80 (quel Taranto-Milan 3-0 con doppietta di Mutti e gol di Cassano ad esempio) alle divise da gioco storiche con tante fotografie e cimeli di ogni tipo.

Alle 20 ci sarà un incontro-dibattito, moderato dalla voce storica del calcio tarantino Gianni Sebastio, per la presentazione in anteprima nazionale del libro scritto dal giornalista Fulvio Paglialunga “Ogni benedetta domenica”. Nel corso dell’incontro la Comunità Nuova Onlus, l’associazione milanese presieduta da don Gino Rigoldi, presenterà il progetto “Io tifo positivo”, finalizzato a formare una cultura della sportività e già sperimentato con successo tra i ragazzi delle scuole di Rozzano e Concorezzo con il patrocinio della Gazzetta dello Sport. Interverranno inoltre, come a Bologna, alcune vecchie glorie della storia calcistica rossoblù.

Dalle 22 ci sarà il concerto di Fido Guido, artista tarantino, già tra i protagonisti del Primo Maggio al Parco archeologico di Taranto. Il singjay reggae, al secolo Guido De Vincentiis, ha al suo attivo quattro cd e si è fatto conoscere e apprezzare in tutta Italia per i suoi testi e le melodie che si rifanno alla cultura popolare tarantina.

La Fondazione Taras sarà presente con gli stand “RespiriAMO Taranto” e “Taras 706 a.C” presso i quali sarà possibile acquistare i prodotti del merchandising e sottoscrivere le tessere di iscrizione all’associazione.

“Amiamoci e… partite”: nasce la Fondazione Taranto Erasmo Iacovone

Articolo apparso sul Quotidiano di Puglia il 27 marzo. L’illustrazione è di Alessandro Guido.

Niente di fatto, a Como, nel vero senso della parola: nessun risultato, tutto da rifare. Ma se gli 85 minuti di domenica restano sospesi nello strano limbo del non omologato, e se la società continua a tacere (ma visto quello che dice quando si decide a parlare – vedi vigilia di Taranto-Benevento – forse è meglio così), a gettare il sasso nello stagno sono ancora una volta i tifosi e gli appassionati, insomma, la gente.
La notizia è fresca fresca: si è costituita ieri la Fondazione Taranto Erasmo Iacovone, un’associazione a supporto della squadra di calcio cittadina e dei valori che questa veicola o potrebbe veicolare. In pratica la Fondazione vuole parlare con il Taranto, le istituzioni, gli imprenditori e chiunque voglia contribuire positivamente al calcio rossoblù. Un soggetto unico e forte che rappresenti le esigenze dei tifosi e che leghi il calcio ai valori etici, al senso di appartenenza e alla storia della città.
Dalle grandi manovre per eventuali cambi di mano alla guida del Taranto alla ristrutturazione dello stadio, passando per iniziative di sensibilizzazione nelle scuole, non c’è tematica calcistica in senso lato in cui la Fondazione non possa dire la sua. Un progetto ambizioso, la cui promettente base di partenza è la passione e la lucida follia che ha spinto diverse decine di persone a sostenere un significativo sforzo economico pur di figurare fra i soci fondatori. Fra questi, singolarmente o in forma associata, molti dei nomi noti del tifo organizzato tarantino, mentre la tessera numero uno spetta doverosamente a Paola Raisi Iacovone, nel segno di un ricordo e di una continuità che si è voluto ribadire già nel nome dell’ente.
La Fondazione Taranto Erasmo Iacovone è l’ultimo e più organico segno di quella tendenza che vede sempre più cittadini di Taranto decisi a scendere in campo in prima persona per decidere del destino del posto in cui vivono. E ancora una volta è il calcio il linguaggio comune attraverso cui si esprime questa voglia di riscatto. Una voglia che stride col perdurante immoblismo di altri settori, e con l’atteggiamento, ancora molto diffuso, di chi è in prima fila nel lamentare i problemi ma poi pretende che siano sempre altri a risolverli.
Per questo la nascita della Fondazione viene salutata con uno slogan, in cui il vecchio “Armiamoci e partite”, bandiera mai ammainata dello scaricabarile, diventa “Amiamoci e… partite”. Basta una erre in meno per cambiare il senso: “amiamoci” vuol dire rispettarsi, ascoltarsi, e amare la propria città, che poi significa amare se stessi. “Partite” va invece inteso nel senso di incontri di calcio. Perché alla fine, per assurdo che possa sembrare, è ciò che accade in quel rettangolo verde a regalare sogni, e a dare a tanta gente la forza per cercare di realizzarli. E prima o poi – non c’è infortunio dell’arbitro che tenga – i risultati arriveranno.

Non impedite ai tifosi di coltivare anche il sogno

Articolo uscito sul Quotidiano di Puglia di lunedì 27 febbraio.

Lo slogan “RespiriAMO Taranto” con cui i tifosi rossoblù, dopo una sottoscrizione popolare e un sondaggio, hanno voluto sponsorizzare la maglia della loro squadra, è stato prima ammesso e poi repentinamente respinto dalla Lega Pro in quanto considerato politico.
Se proviamo ad analizzare semanticamente la frase, isoleremo, banale a dirsi, tre concetti: “respirare”, “amare” e “Taranto”. Quale fra questi, di grazia, è un concetto politico? Forse, considerando che “politico” viene dal greco “polis”, che vuol dire “città”, la parola incriminata – e criminalizzata – è “Taranto”, che è appunto una città, con l’aggravante di avere origini greche?
In realtà, tutto è “politico” se il termine non viene inteso come “propagandistico” o “di parte” ma nel senso più vago di “riguardante la comunità”. In questa accezione, “politico” è sinonimo di “sociale”.
Ma è giusto proibire un messaggio sociale? In fondo, dire “RespiriAMO Taranto” non significa esprimere giudizi, proporre soluzioni, o parteggiare per una fazione a discapito di un’altra. Vuol dire solo dichiarare un amore, e ribadire un diritto che è semplice e sacrosanto come l’atto di respirare, oltre che essere costituzionalmente garantito: il diritto alla salute. Forse qualcuno può negare questo diritto o sentirsi offeso da un simile auspicio?
Se fosse giusto proibire un messaggio sociale nel calcio, si sarebbe dovuto impedire al Barcellona di scendere in campo col marchio Unicef (che è un’organizzazione internazionale e quindi un soggetto politico) e successivamente con quello della Qatar Foundation, e lo stesso si sarebbe dovuto fare con la Fiorentina ai tempi di Save the children. Si sarebbero dovute censurare tutte le iniziative di supporto a Emergency, e azzerare le varie Telethon con cui le stesse istituzioni calcistiche periodicamente si fanno belle. Se fosse giusto proibire i messaggi sociali bisognerebbe, all’ingresso in campo, sfilare a calciatori e bambinetti accompagnatori le T-Shirt recanti contenuti relativi al fair play, all’antirazzismo e ad altri temi politicamente corretti (politicamente, appunto).
Cosa, allora, è politico, e cosa non lo è? Al limite sono politici anche i marchi commerciali degli sponsor “classici”, se si guarda alla filosofia che ogni azienda inevitabilmente rappresenta. E’ politicamente indifferente pubblicizzare McDonald’s, Slow Food o il Banco Alimentare? Fare la reclame ai carburanti o alle auto elettriche? Sponsorizzare le squadre di calcio è consentito ai media (tv, radio, giornali) che, come tali, hanno una linea politica. E’ consentito ad aziende i cui proprietari fanno politica attiva o i cui rappresentanti prendono parte a vario titolo (e con grande influenza) a dibattiti di interesse generale.
Sono poi senza dubbio politiche le scritte “Provincia X” e “Regione Y” che spesso abbiamo visto sui petti di calciatori di varie squadre: lo sono perché commissionate da organi di governo locale e perché con esse delle maggioranze politiche di un colore ben definito si fanno propaganda, peraltro a spese dei contribuenti.
Ma forse è proprio questo che distingue l’iniziativa “RespiriAMO Taranto”, e che la rende così temibile da far scattare il veto: il fatto di non provenire né da aziende né da istituzioni ma da un semplice gruppo di cittadini. Di non essere pagata coi soldi altrui (come la pubblicità commerciale i cui costi sono caricati sui consumatori o quella istituzionale, finanziata direttamente da chi paga le tasse) ma di tasca propria, e volontariamente. Forse è per questo che la goffa retromarcia della Lega Pro si sta traducendo in un clamoroso autogol, visto che sta dando al messaggio autofinanziato una rilevanza che altrimenti non avrebbe mai avuto (si veda fra l’altro l’ampio spazio riservato domenica da Gianni Mura, maestro di giornalismo sportivo, sulle colonne di la Repubblica).
Forse, infine, è anche per questo che sabato scorso, quando al 90’ il Taranto ha segnato a Terni il gol di un pareggio poco utile per la classifica, i suoi tifosi sono esplosi in un’esultanza liberatoria, diverse da tutte quelle che hanno salutato gol recenti e più importanti. Quelle persone che correvano come impazzite, abbracciandosi a caso fra loro, sembravano dire “potete toglierci tutto, anche il messaggio d’amore che avevamo scritto sulla nostra maglia, ma non potete impedirci di sognare”. O forse è politica anche questa?