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Forza Grecia, non solo in campo

Articolo su Grecia-Germania, quarto di finale dei campionati europei, pubblicato in prima pagina sul Quotidiano del 22 giugno.

E’ più grave uscire dall’Euro o da Euro 2012? Ce lo dirà, forse, Germania-Grecia, il quarto di finale in programma stasera a Danzica. Germania-Grecia è la versione calcistica di un conflitto economico, ma anche culturale, che si sta giocando fra i vertici politici e finanziari del vecchio continente, con milioni di cittadini in veste di spettatori interessati.
Da Argentina-Inghilterra del 1986 fino alla recente Russia-Polonia, è difficile, in queste “partite speciali”, non schierarsi dalla parte del più debole. In questo caso, per noi italiani, la scelta è oltremodo obbligata. Certo, in tema di macroeconomia e di stili di vita ognuno di noi avrà le sue legittime idee, ma mettiamola così: fra l’ultimo della classe che arriva a scuola malvestito senza aver fatto i compiti e la maestrina petulante che lo umilia davanti a tutti, chi avrebbe dei dubbi sulla parte da cui stare?
Grecia e Germania sono per noi italiani i due estremi fra cui barcamenarsi: da una parte l’immagine deformata (ma neanche troppo) in cui ci specchiamo, dall’altra il modello inarrivabile a cui (forse) aneliamo. “Rischiamo di fare la fine della Grecia” è stato uno dei leit motif dei nostri politici negli ultimi mesi, a cui faceva da contraltare, per giustificare i sacrifici, quel “Ce lo chiede l’Europa” che presto abbiamo imparato a tradurre in “Ce lo ordina la Germania”.
Né una rappresentazione della questione in termini di Grecia-Cicala e Germania-Formica sposterebbe più di tanto le nostre preferenze. Anzi, semmai ci rafforzerebbe nel proposito di seguire la strada che Heather Parisi aveva autorevolmente indicato già tanti anni fa.
Fin qui l’Italia. Se poi iniziamo a parlare da pugliesi, la vicinanza ai greci diventa ancora più evidente. Arrivando a Brindisi si viene accolti da enormi cartelli “Grecia”, a Lecce con la Grecìa Salentina ci hanno fatto ballare mezzo mondo, a Taranto si rimpiangono ancora i fasti della Magna Grecia. Origini, storia e cultura sono le stesse. Il Mediterraneo è la culla della civiltà, e pazienza se a furia di cullarsi questa civiltà ha finito per piombare in un sonno profondo.
Grecia-Germania è solo una partita di calcio. Ma se agli ellenici riuscisse il miracolo di vincerla, si saranno tolti una grande soddisfazione (e noi con loro). E poi chissà che non possa essere proprio un successo sportivo a invertire la deriva economica. Ricetta fantasiosa, certo, ma, visti i risultati, non più di quelle finora imposte agli ellenici dal nordeuropa. E pensando alla vigliacca mossa con cui mesi fa i tedeschi imposero a un paese allo stremo l’acquisto di costosissime forniture belliche Made in Germany, viene da pensare a Karagounis e soci come al famoso manifestante di Piazza Tien An Men: undici omini inermi e coraggiosi che provano a sbarrare il passo ai “panzer” avversari. E magari alla fine ci riescono pure. Perché il bello del calcio è che, fino a prova contraria, si parte sempre da zero a zero. E, a differenza che a Bruxelles, chi continua a chiedere rigore rischia di venire ammonito per proteste.
E pazienza se l’attuale nazionale tedesca è fantasiosa, giovane, dinamica e multietnica, niente a che vedere con la muscolare ottusità ariana di certe rappresentative del passato, mentre la compagine greca, come ha detto anche Fulvio Collovati in modo colorito, è oggettivamente indifendibile. Per noi, i tedeschi restano sempre i cattivi dei film di guerra, magari caricaturali come in Bastardi senza gloria di Tarantino. Mentre per i greci moderni, che di solito guardiamo dall’alto in basso, quando si fanno onore possiamo sempre rispolverare il vecchio “una faccia, una razza”.
Anche perché, augurandosi che l’Italia dopodomani si sbarazzi della perfida Albione, fare il tifo per gli ellenici stasera non è solo una questione di simpatia e affinità elettive. Eliminando la squadra probabilmente più forte del torneo, ci farebbero un bel favore. Poi, in un’eventuale semifinale “mediterranea” saremmo sempre in tempo a rompere il gemellaggio e tuonare “Spezzeremo le reni alla Grecia!”. Sperando che non finisca come “quando c’era lui”. Ma quelli erano altri tempi. E poi, si sa, allora eravamo alleati con la Germania.