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A vele spiegate per promuovere Taranto marinara

Qui di seguito il testo dell’articolo sul viaggio di Salina, la barca a vela tarantina in rotta verso Brest. Apparso sul Quotidiano di Puglia del 12 giugno.

Mentre le spiagge ioniche tornano a riempirsi, c’è una barca a vela, tutta tarantina, che da alcuni giorni naviga in direzione Brest, Bretagna. Si chiama Salina, ed è una Tartana, vecchia imbarcazione in legno originariamente destinata al trasporto delle merci. A bordo ci sono Alessandro Maruccia e Gianni Giordano, rispettivamente presidente e socio della Fondazione dal Mare, animati da uno scopo che è in egual misura romantico e pragmatico: promuovere il rilancio di Taranto valorizzando la sua vocazione marinara.
La fondazione non ha scopi politici o velleità elettorali. La spedizione ha raccolto il contributo di qualche sponsor, non sufficiente però a coprire interamente le spese. Viene da chiedere allora cosa muova Salina, oltre al vento. La muove quello che, nonostante tutto, a Taranto muove parecchie persone: quell’imprecisato desiderio di “fare qualcosa per la propria città” che ognuno prova a declinare a suo modo.
Cultura, turismo, ricerca, sport, cantieristica e ambiente sono alcune delle opportunità di sviluppo economico legate al mare che la città finora ha sfruttato solo in minima parte. Discorso vago? Può darsi, ma pronto a farsi concreto alla prima occasione. Nel suo viaggio Tartana è già approdata su un’isola disabitata e riconvertita a fini turistici (Santo Stefano, vicino Ventotene: un esempio per le Cheradi?) e ha incontrato il maestro d’ascia più giovane d’Italia scoprendo che il suo lavoro è molto richiesto. A Brest (città gemellata con Taranto) l’equipaggio di Salina potrà visitare il grande acquario, il museo della Marina e un Arsenale che d’estate si fa museo di se stesso. Un bello spunto di riflessione per la ventilata cessione delle aree militari affacciate su Mar Piccolo.
Il progetto della Fondazione dal Mare per sua scelta si tiene fuori dal dibattito “Ilva sì-Ilva no” che ultimamente ha quasi monopolizzato la vita sociale tarantina. Ma in un certo senso il lavoro della Fondazione è funzionale al discorso, contribuendo a inquadrarlo nella giusta cornice. Perché altrimenti si finisce per avvitarsi unicamente sulle urgenze del lavoro e della salute dimenticandosi della questione di fondo, e cioè le possibili alternative al monopolio del siderurgico. E se non c’è nulla, almeno a breve termine, in grado di assorbire la forza occupazionale della grande industria, è anche vero che l’identità di Taranto va comunque ripensata.
L’esperienza dell’Arsenale prima e dell’Italisider/Ilva poi, insegna che a puntare su un solo cavallo presto o tardi si perde. Quale che sia il futuro di Taranto, per essere sostenibile dovrà passare da una diversificazione delle attività economiche. In questa ottica, la salvezza non arriverà da un progetto faraonico ma da un insieme organizzato di tante iniziative di dimensioni circoscritte.
Intanto Salina veleggia nell’alto Tirreno con la prua puntata verso il nord della Francia. Durante il suo viaggio incontrerà istituzioni, associazioni, esponenti del mondo della cultura e tutti coloro che vorranno dare il loro contributo. Chiunque può seguire il suo tragitto attraverso un blog (vi si accede attraverso il sito www.fondazionedalmare.it). “Buon vento a tutti” dicono Alessandro e Gianni dal ponte di Salina. Glielo auguriamo, e ce lo auguriamo, anche noi.