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(Anche) questa è Taranto

Ecco il commento di Giuliano, apparso sul Quotidiano del 1° giugno, alla campagna “Questa è Taranto” della Regione Puglia, visibile nel video.

Vedere la Stazione Centrale di Milano tappezzata di manifesti turistici che decantano la bellezza di Taranto non è cosa di tutti i giorni. “Questa è Taranto” dicono, e mostrano alcuni degli scorci più pittoreschi della città e della provincia. Lo spot che completa la campagna stampa – una “autoctona” al computer che svela a un amico il fascino della sua terra – fa leva su due aspetti molto familiari ai tarantini. Il primo: la funzione di “sponsor” del proprio territorio che i cataldiani svolgono con passione e orgoglio quando sono lontani dalla terra natia (tutto il contrario del compiaciuto disfattismo di quando ne parlano fra di loro). Il secondo: l’incredulità dei “forestieri” quando scoprono i tesori naturali e storici serbati nella terra jonica.
“Lanciare il territorio di Taranto quale prodotto del brand of experience Puglia, nella situazione di crisi generata nell’arena mediatica dalla controversa vicenda della vicina Ilva”. L’obiettivo dell’amministrazione regionale, e il linguaggio in cui è espresso, hanno già suscitato comprensibile ironia. In realtà, Ilva o no, di uno spot che esaltasse il lato più bello di Taranto si sentiva il bisogno eccome. E chi ultimamente reclama a gran voce il rilancio di Taranto in chiave turistica e culturale, non si può ora lamentare se l’industria, l’inquinamento e il degrado non trovano spazio nella campagna pubblicitaria.
Certo, si deve riflettere sull’immagine che – non da oggi – la Puglia dà di se stessa. Un’immagine veicolata con successo dalle iniziative di promozione turistica e dalle tante produzioni supportate dall’attivissima Film Commission. Un’immagine funzionale agli obiettivi di propaganda, ma spesso stucchevole, patinata, da cartolina. Troppo bella per essere vera. Più simile a una fiction di poche pretese – paesaggi da Salento felix e parlata simpatica alla Banfi – che a una terra di confine, complessa e controversa, piena anche di zone d’ombra e nodi irrisolti. E tornando allo specifico di Taranto, non si può non pensare che chi oggi a fin di bene nasconde le ciminiere in manifesti e spot, in un recente passato ha troppo frettolosamente cancellato fumi e veleni dall’orizzonte dell’agenda politica, all’insegna di un “è tutto a posto” rivelatosi fortemente deleterio.
Isola tropicale e Gotham City, gravine millenarie e abusi edilizi: la cifra stilistica di Taranto sta proprio nei suoi contrasti. Teniamoci pure le immagini da cartolina, teniamoci lo slogan “Questa è Taranto”. Poi, con realismo e modestia, mettiamoci davanti un “anche”.