L’articolo, apparso sul Quotidiano di Puglia del 3 novembre, dedicato all’ultimo album dei Favonio.
Da Sanremo (sponda Tenco) a Foggia, passando per i versi di una poetessa e le voci di nove regine della musica italiana. “Parole in primo piano”, terzo album dei foggiani Favonio, ha una genesi tutta particolare. Partiamo da Alba Avesini, importante operatrice del Club Tenco e professionista dell’editoria (è stata fra l’altro la traduttrice italiana degli albi di Asterix), scomparsa dodici anni fa. Era anche poetessa, ma in incognito, finché, due anni fa, il marito Enrico de Angelis e l’amica Francesca Rizzotti, non hanno deciso di pubblicare i suoi scritti nel libro “Poesie e filastrocche” (edizioni Scripta).
E i Favonio? E’ lo stesso de Angelis, direttore artistico del Club Tenco (il Premio Tenco 2015 si è concluso lo scorso 24 ottobre) a spiegare, nel libretto di “Parole in primo piano”, come sono andate le cose: “Seguivamo questo gruppo musicale foggiano semplicemente perché sono bravi, e infatti li abbiamo anche invitati al Club Tenco. Ma c’era in loro un quid in più di umano, di amichevole, di generosamente affabile, di deliziosamente squinternato”. Segue il racconto di una villeggiatura nel Gargano e del successivo dono da parte di de Angelis di una copia del libro di Alba a un membro del gruppo.
I Favonio non conoscevano le poesie della Avesini, ma ne restano folgorati e decidono di metterne in musica e inciderne alcune. Dalle parole della Avesini traspare però una sensibilità tutta femminile, che la voce baritonale di Paolo Marrone, il frontman dei Favonio, non può rendere da sola. E così si forma una squadra di voci femminili, una per canzone, sublime contraltare per il timbro cavernoso di Marrone. Ed è una squadra d’eccezione: Alice, Rossana Casale, Patrizia Laquidara, Petra Magoni, Margot, Giovanna Marini, Momo, Erica Mou e Paola Turci.
Ne viene fuori un disco insolito, con tracce molto diverse l’una dall’altra, sia per gli accenti delle liriche (di volta in volta dolci, malinconiche, sensuali, giocose) sia per i sapori delle musiche (che spaziano dal funk al jazz alla bossanova). Chiude il disco “La canzone dei vecchi amanti” di Jacques Brel, in una traduzione inedita di Paolo Marrone e Mimmo Petruzzelli (i due membri fondatori del gruppo, che conta altri sei musicisti): in ogni loro album i Favonio inseriscono una cover, e questa è una delle canzoni che Alba Avesini scelse di far suonare durante il suo matrimonio.
La copertina dell’album è una foto di Renzo Chiesa, uno dei più affermati fotografi musicali italiani, che ritrae la veduta verso l’alto di un cortile tunisino. Di Chiesa sono anche le foto dei testi originali scritti dalla Avesini, presenti nel libretto. Da questi scatti si può notare l’abitudine che Alba aveva di “attribuire” i suoi scritti a famosi musicisti (Paoli, Tenco, Lauzi, lo stesso Brel…): un gioco in cui si sommavano l’attitudine schiva con cui si accostava alla poesia e – chissà – anche l’auspicio o il presagio che quelle parole un giorno si sarebbero trasformate in canzoni.