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Venditori di fumo: le presentazioni di novembre

Copertina Venditori di Fumo RIDIl calendario delle presentazioni di Venditori di fumo tenutesi a novembre 2014.

Giovedì 6 novembre, ore 21
Caffè letterario Melville
Via Dante Alighieri, 10
Piacenza
Modera Gabriele Dadati

Martedì 11 novembre, ore 18,30
Libreria Il mio libro
Via Sannio, 18 (M3 Lodi TIBB F.S.)
Milano
Modera Fernando Coratelli

Lunedì 17 novembre, ore 18,30
Icaro Bookstore
Via Cavallotti, 7/A
Lecce
Modera Raffaele Polo

Martedì 18 novembre, ore 18
Biblioteca Civica di Statte
Via del Castello ang. via Bengasi
Statte (TA)
Modera Giulia Galli

Mercoledì 19 novembre, ore 18,30
Libreria Feltrinelli
Via Melo, 119
Bari
Modera Osvaldo Capraro
Caviardage live di Mariella Sciancalepore

Giovedì 20 novembre, ore 20,30
Libreria Mondadori
Via De Cesare, 35
Taranto
Modera Rossella Tarquinio

Venerdì 21 novembre, ore 18,30
Libreria Gilgamesh
Via Oberdan, 45
Taranto
Modera Stefania Divertito

Domenica 23 novembre, ore 18
Officine Tarantine
Ex Baraccamenti Cattolica, Via Di Palma
Taranto

Le Officine Tarantine e la Taranto che cambia

_web_images_tarantoBIGCommento pubblicato in prima pagina sul Quotidiano di Puglia, edizione di Taranto.

L’immagine più forte del tentativo di sgombero delle Officine Tarantine non è stata la contrapposizione fra forze dell’ordine e occupanti – uno scenario già visto tante volte – ma l’assembramento di cittadini che fuori dai cancelli manifestavano il proprio dissenso nei confronti dell’azione di forza. Considerando il numero e la tipologia (eterogenea e “normale”) delle persone che si sono radunate in fondo a Via Di Palma, questa può essere considerata una novità per Taranto. Segno – uno dei tanti – che negli ultimi tempi parecchie cose stanno cambiando in questa città.
Le opinioni su occupazioni e sgomberi sono le più varie, e dipendono dalla visione della società che ciascun cittadino coltiva. Ma il fatto è che, nel caso specifico, la maggior parte dei tarantini – non solo quelli che sono scesi in strada e hanno partecipato all’assemblea – sembra essere convinta che Taranto da un allontanamento degli occupanti avrebbe tutto da perdere. Merito dei ragazzi delle Officine, che in pochi mesi hanno fatto rivivere un posto abbandonato da tempo immemorabile e hanno cercato di portarci dentro la gamma più ampia possibile di cittadini, senza apparire mai estremisti o settari. Demerito delle istituzioni, il cui operato e la cui mentalità giustificano l’opinione generalizzata per cui, se i Baraccamenti Cattolica dovessero tornare nelle loro mani, finirebbero nuovamente abbandonati per lungo tempo. O – peggio ancora – sarebbero oggetto di scempi, speculazioni, operazioni fallimentari.
Benché motivata dai fatti, la sfiducia verso le istituzioni non è mai un buon segno. Così come non è un buon segno – lo si è già scritto altre volte – l’impossibilità di dialogo fra le stesse istituzioni e la società civile, un’impossibilità di cui la questione Baraccamenti è solo l’ultimo, eclatante esempio. Pur con tutte le difficoltà del caso, in altre città i centri di potere e i “cittadini attivi” lavorano su un terreno comune. A Taranto, non solo ciò non accade, ma sembra che questa prospettiva non interessi a nessuna delle due parti. “Dall’alto” il coinvolgimento dei cittadini viene visto più come un fastidio che come un’opportunità. “Dal basso” ormai si è abituati a pensare che nulla di buono possa arrivare da chi ci governa e che conviene agire per conto proprio. Non è chiaro come vadano divise le colpe di questa incomunicabilità. Ciò che invece appare del tutto evidente è quale delle due parti, in questo momento, sia più attiva, vivace e vicina ai bisogni della gente.

“Come la vedi, Taranto?”

_web_images_tarantoBIGArticolo pubblicato sul Quotidiano di Puglia.

Finite le vacanze, il fuorisede saluta la sua Taranto. Partendo, riflette sullo stato di salute della città, cercando una difficile sintesi fra elementi quasi sempre controversi. Proiettili sulla porta di Confcommercio, il caso Ilva che si trascina fra contraddizioni e rinvii. Ma anche un fervore di iniziative, piccole e grandi, forse i segnali di quel risveglio tanto atteso, solido perché parte dal basso.
Ambiente ed economia più che problemi sono macigni. Ma cultura, senso civico e partecipazione sono germogli molto promettenti, anzi talvolta fiori già sbocciati. Questo pensa il fuorisede, che però ha sensazioni, non certezze. E allora chiede a chi a Taranto ci vive. Ma non trova risposte univoche.
“Io la chiamo ‘la città morta’”, “Va sempre peggio”, gli dicono gli apocalittici, e sembra sempre che lo facciano con una punta di compiacimento, quasi con vanità.
“Si muovono tante cose”, “Una situazione impensabile anche solo due anni fa” ribattono altri.
“Tu come la trovi?” chiedono poi tutti, come se loro stessi, che a Taranto vivono, avessero bisogno di uno sguardo esterno per capirla.
E il fuorisede risponde, o forse pensa ad alta voce, snocciolando le esperienze di in un paio di settimane: senza essersi dato troppo da fare, ha accumulato una visita alle sale del Museo archeologico appena inaugurate, un corso gratuito di fumetti per sua figlia, un incontro con due romanzieri molto noti, una mostra fotografica e la pulizia di una spiaggia ad opera di un’associazione di volontari, saltando per mancanza di tempo il concerto di uno dei migliori jazzisti italiani. Inoltre ha visto due spazi nuovi, recuperati alla fruizione pubblica.
Il fuorisede conclude osservando che chi ha meno di quarant’anni sembra ragionare in modo più costruttivo di chi era giovane qualche tempo fa.
“Ma se i ragazzi sono tutti in via D’Aquino a chattare con lo smartphone” ribatte un apocalittico.
“Io invece ne ho visti tanti, proprio ieri, alla Torre dell’Orologio, che discutevano di decoro urbano e di sostenibilità ambientale” fa notare il fuorisede.
L’interlocutore cade dalle nuvole, e ammette candidamente di essere disinteressato a ciò che riguarda la città vecchia per via di quello che lui stesso definisce un antico pregiudizio. Spesso prima di lamentarsi basterebbe informarsi.
Sono molti poi quelli che si sono accorti del risveglio, ma che sostengono che è già iniziato il riflusso, e che comunque a darsi da fare sono sempre troppo pochi. Questo del contarsi è un altro punto critico. Chi sono e quanti sono quelli che dimostrano coi fatti di volere una Taranto diversa? Sono quelli del concerto del Primo Maggio? Quelli dei cortei? Quelli che hanno votato al referendum? O altri ancora? In ogni caso si tratta di decine di migliaia di persone e, se li si considera per quello che sono, cioè cittadini attivi e non semplicemente “quorum”, si capisce che non sono pochi. Forse a mancare non è la quantità, ma la consapevolezza del peso che si ha, e dei risultati già raggiunti. Se invece di inseguire un’impossibile unanimità della cittadinanza e sognare improbabili “chiamate alle armi” di massa, si mollassero definitivamente gli ormeggi, si vedrebbe che il vento in poppa non manca. E che molti “ignavi” si metterebbero a soffiare nelle vele.
Ormai lontano dalla città in cui è nato, il fuorisede ascolta una canzone di Lucio Dalla, dedicata alla grande città del nord in cui vive, e pensa che un verso si attaglierebbe perfettamente anche a Taranto: “Fra la vita e la morte continua il tuo mistero”.