Qui sotto il testo dell’articolo uscito domenica 14 novembre sul Quotidiano di Puglia, a proposito della manifestazione al quartiere Tamburi di Taranto il giorno precedente.
Parte dal “Gambero”, il corteo, ma non va a ritroso. Punta in avanti, invece, con la schiena dritta, al ritmo lento ma inesorabile dell’ormai proverbiale Apecar. Si arrampica sul ponte della ferrovia, attraverso i magazzini e le vecchie case che chi non abita qui è abituato a vedere solo dal finestrino di una macchina. Attraversa tutti i Tamburi: il quartiere simbolo, il quartiere martire, il quartiere ormai anche un po’ set televisivo. E gli abitanti un po’ partecipano un po’ guardano dai balconi, non si sa se solidali, curiosi o infastiditi.
Ci sono i cittadini, avanti, e gli studenti, più dietro. Ci sono i tarantini e le delegazioni da Pomigliano e Chiaiano. Ci sono i cori (“Tamburi lotta con noi!”) e gli striscioni: quelli lunghissimi, verticali, srotolati lungo le facciate dei palazzi, e quelli orizzontali, portati a mano, che scandiscono il fluire della manifestazione. C’è, negli slogan scritti sui teli, il solito misto di rabbia (“I Tamburi hanno pagato per interessi di Stato e privato”), dignitoso orgoglio (“Lorenzo e Mauro lottano con noi”, dedicato a uno dei bimbi malati e al suo papà-coraggio) e ironia (“Quando arRIVA il mio panino?”).
C’è, anche, fra la gente, una serpeggiante inquietudine, una crescente impazienza e un accenno di disillusione. Dal fatidico 26 luglio sono ormai passati quasi tre mesi: è successo un po’ di tutto ma in definitiva non è successo ancora niente. Cambierà qualcosa, ci si chiede, e quando? O continuerà l’andazzo di prima, sempre un po’ peggio sia con l’ambiente sia con il lavoro? Servirà a qualcosa la mobilitazione della gente? E quanto ancora, in mancanza di risultati tangibili, si manterrà responsabile e civile come è stata finora?
Difficile dare risposte a tutte queste domande. Ma, questo è certo, una conquista è già stata fatta. Una conquista ben sintetizzata dal titolo della manifestazione: “Io non delego, io partecipo”. L’attivismo e il coinvolgimento della gente nei problemi della comunità è un valore in sé, al di là dei risultati concreti che ha portato o potrà portare. E di attivismo e coinvolgimento a Taranto ce n’è in questo periodo come mai in passato, e come oggi è difficile riscontrare in qualsiasi altra città d’Italia. Basti pensare agli ultimi giorni: la fiaccolata in centro, l’assemblea in piazza Sicilia, le sagome e il flash mob alla Rotonda, la manifestazione ai Tamburi e il suo seguito pomeridiano in piazza della Vittoria. Infine, benché in un ambito diverso (ma è davvero diverso, l’ambito, o è invece solo un altro pezzo dello stesso mosaico?), l'”Election Day” della Fondazione Taras 706 a. C., tenutosi nel pomeriggio di ieri in città vecchia.
La partecipazione: è questa, per Taranto, la prima vittoria. Speriamo non l’ultima.