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Taranto non esiste

Articolo pubblicato sul Quotidiano di Puglia del 9 maggio.

Le elezioni a Taranto? Non ci sono state. O almeno questo è quanto si dovrebbe dedurre da un giorno e mezzo di maratona sintonizzati sulle principali emittenti televisive nazionali. Lo zapping è selvaggio, ma della quarta città per numero di abitanti fra quelle chiamate alle urne, nel video non c’è traccia alcuna.
Palermo, Genova, Verona… dopo dovrebbe toccare a Taranto, ma l’altro comune su cui vengono attivate le proiezioni degli istituti statistici per Rai e La7 è Parma. Poco male, si pensa, prima o poi qualcuno parlerà anche della città dei due mari. Macchè: Sky ha approntato collegamenti con dieci città; c’è pure Catanzaro, ma Taranto no. Anche il giorno dopo, quando i dati sono ormai acquisiti (lo spoglio in riva allo Ionio va sempre molto a rilento), sui principali tg ascoltiamo con pazienza gli esiti di Monza, Piacenza, Cuneo, Gorizia e Agrigento ma niente, l’attesa è vana. E sui siti internet non va molto meglio: si leggono le cifre, solo quelle, ma neanche un commento.
Eppure gli elementi di interesse nella competizione elettorale tarantina c’erano tutti. Un sindaco uscente che cinque anni fa, in stile Vendola, si era imposto da outsider alle primarie, sobbarcandosi il compito di risollevare la città dal rovinoso dissesto. Un leader nazionale di partito che si candida alla testa di una squadra composta dalla società civile, col proposito di trasformare Taranto in un laboratorio di sostenibilità ambientale. Il figlio d’arte di un ex sindaco in galera che cerca di rinverdire i successi di famiglia (se Renzo Bossi è “il Trota” che soprannome avrebbero trovato a Mario Cito? “Il cefalo”?!). Infine, lo spropositato numero di candidati sindaci.
E anche gli esiti del primo turno, con il dato di Stefàno che ha danzato a lungo intorno al 50%, di spunti ne avrebbero offerti parecchi.
Va detto che ultimamente di Taranto si era parlato parecchio. Le recenti udienze avevano acceso i riflettori sulla questione ambientale, e le due manifestazioni contemporanee (operai Ilva e ambientalisti) avevano ingolosito le redazioni nazionali. I grandi media si erano ricordati di Taranto, cadendo peraltro in pieno nella trappola mediatica di chi, orchestrando quella concomitanza, cercava di spacciare per dato di fatto una semplice opinione, e cioè che ambiente e lavoro fossero incompatibili.
Ma tutto ciò non è valso la benché minima attenzione in sede elettorale. Evidentemente interessano i problemi, non le possibili soluzioni.
Perché tanta disattenzione? Taranto, l’abbiamo detto altre volte, non esiste nell’immaginario collettivo, non corrisponde a niente di preciso. Ed è anche un mondo a parte, difficile da capire, che fa storia a sé. E’, infine, una città “scomoda”, che pone delle questioni capaci di mettere in imbarazzo diverse parti politiche. Un po’ come L’Aquila, e infatti anche del capoluogo abruzzese in questa tornata elettorale si è parlato pochissimo.
Siderurgico e Marina Militare fanno di Taranto un luogo di rilevanza nazionale. Ma se le decisioni a livello nazionale incidono molto sui destini dei tarantini, la designazione del sindaco di Taranto non ha alcuna influenza sugli equilibri politici del Paese. E forse, anche sui grandi problemi della città, ha meno influenza di quanto si potrebbe pensare. Oppure queste sono solo elucubrazioni senza importanza e la verità è molto più semplice: se almeno una delle due famose pornostar si fossero candidate per davvero alla poltrona di sindaco di Taranto, qualche macchina targata Roma o Milano dalle parti del Palazzo del Governo si sarebbe vista.