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Il Premio Marcellino De Baggis

Ecco l’articolo-intervista sul Premio Marcellino De Baggis, Festival Internazionale del Cinema Documentario, in programma a Taranto dal 2 al 5 maggio.

E’ un regalo alla città, quello che la famiglia De Baggis ha confezionato, nel ricordo di Marcellino, regista e sceneggiatore scomparso nel 2011 all’età di 41 anni. Il festival a lui intitolato è un evento nuovo e di grande spessore, sicuramente un fiore all’occhiello da non far appassire, in un periodo in cui tanto si parla di rilancio culturale e turistico di Taranto.
Il documentario e Taranto erano due fra le più grandi passioni di Marcellino De Baggis. Un tema e un luogo che si sposano bene, perché entrambi in una fase di fermento e trasformazione.
Il documentario si è ormai affrancato dalla sua natura asettica per aprirsi verso forme espressive più libere, talvolta confinanti con la fiction, in cui il punto di vista dell’autore non viene negato. “Mistero e sgomento, il documentario sui riti della Settimana Santa realizzato da Marcellino nel 2009, è un esempio di questa commistione di generi” sostiene Marcello De Baggis, presidente del Festival e padre dello sfortunato regista.
“Taranto è il luogo del festival, un contesto dalle dinamiche critiche, frutto soprattutto della difficile situazione dell’Ilva con complesse implicazioni sociali, sanitarie e ambientali che coinvolgono tutta l’area della città, con forte effetto di propagazione sul piano nazionale”. Così si legge sul sito della manifestazione. Aggiunge il Dottor De Baggis: “Marcellino era molto legato a Taranto e, dopo Mistero e sgomento, progettava un nuovo lavoro sulla sua città”. Un festival con le radici ben piantate a Taranto, quindi, ma con rami protesi come antenne verso il mondo. Più che internazionale, glocal, come del resto la formazione di Marcellino, che aveva studiato in California e realizzato una serie di documentari per l’ONU.
L’organizzazione di un festival – con proiezioni, eventi, ospiti – è cosa assai complessa, e lo è ancor più se chi se ne sobbarca l’onere fa affidamento quasi solo sulle sue forze, animato da una promessa d’amore più che da competenze nel settore. “Ero assolutamente digiuno di queste tematiche: ho dovuto imparare tutto” racconta Marcello De Baggis. “Ma se decido di fare una cosa, la faccio bene, benché il tutto sia stato laborioso e anche costoso. Ottenere i patrocini non è stato difficile, siamo particolarmente fieri della Medaglia della Presidenza della Repubblica. Di sponsorizzazioni ne abbiamo ottenute poche, anche se coi tempi che corrono forse non si poteva pretendere di più. A costo di qualche sforzo, abbiamo lasciato l’ingresso gratuito. Ora speriamo che la città risponda”.
Già, la città. In questo momento più imperscrutabile che mai, divisa com’è fra slanci partecipativi e il tradizionale cemmenefuttismo. “Sono rimasto un po’ deluso dalle mancate risposte di alcuni artisti tarantini, a cui avevo proposto una partecipazione. Dovrebbero prendere esempio da Albano Carrisi, che tarantino non è, il quale mi ha immediatamente telefonato, quasi sgridandomi per non averlo invitato prima. Quest’anno era già impegnato, ma mi ha già dato la sua disponibilità per la prossima edizione. Che io spero di fare: non voglio fermarmi qui, ma avrò bisogno di aiuto”.