Il commento al settimo decreto Salva-Ilva

ilva_taranto ridEcco un commento di Giuliano, apparso sul Quotidiano di Puglia del 9 gennaio, sul settimo decreto legge “Salva Ilva”.

Molto è stato detto e molto ancora si dovrà dire sull’impianto generale del settimo Decreto Salva Ilva (opportunità, fattibilità e reali obiettivi della nazionalizzazione a tempo). Ora che – finalmente! – il testo è stato pubblicato, altre e più specifiche considerazioni vanno fatte sul contenuto delle misure. Che sono tante e controverse: se si vuole capirle davvero, conviene attenersi al testo e analizzarlo al meglio. Difficile racchiudere una trattazione organica del decreto in un solo articolo. Ci si limiterà dunque qui ad approfondirne solo alcuni aspetti.
Una prima frase in un certo senso rivelatrice dello spirito di questo provvedimento si trova già nella sua premessa, cioè in quella parte degli atti legislativi che solitamente, in una lettura veloce, si salta a piè pari. Il Presidente della Repubblica, si scrive, emana il decreto considerando, fra l’altro, “che la continuità del funzionamento produttivo degli stabilimenti industriali di interesse strategico costituisce una priorità di carattere nazionale, soprattutto in relazione ai rilevanti profili di protezione dell’ambiente e della salute”. Questo enunciato, che nelle intenzioni di chi l’ha scritto andrebbe probabilmente letto come espressione del principio secondo cui se l’Ilva non produce non ci sono i soldi per risanarla, suona in realtà come la dichiarazione dell’unico reale obiettivo del decreto (la continuità produttiva), coperta dalla piccola e pudica foglia di fico della protezione di ambiente e salute. Alla luce di quanto accaduto finora, infatti, non è emerso alcun nesso fra la continuità produttiva – disperatamente perseguita dagli ultimi tre Governi – e il risanamento ambientale, tanto più che quando la magistratura ha provato a mettere le mani sui proventi della produzione Ilva, è stato proprio il Governo a sbloccare il sequestro. L’unico nesso fra produzione e risanamento resta quindi quello ovvio di segno negativo, dovuto alla perdurante attività di una fabbrica che a tutt’oggi inquina.
E ciò sarà sempre più vero considerando che il risanamento – peraltro parziale e discutibile – promesso lungo l’asse AIA-Piano Ambientale, continua a subire ritardi su ritardi. Ricordiamo che L’AIA 2012 prevedeva che la maggior parte delle prescrizioni venisse posta in essere fra gli ultimi mesi del 2012 e i primi del 2013, e che altre prescrizioni, le più complesse, venissero portate a compimento fra il 2014 e il 2015. E’ intervenuto poi il Piano Ambientale a rimodulare le scadenze fra la metà del 2015 e la fine del 2016, spostando in avanti la tempistica degli interventi più costosi e importanti (primo fra tutti la famosa copertura dei parchi minerari). Nel nuovo decreto leggiamo che il Piano Ambientale “si intende attuato se entro il 31 luglio 2015 sono realizzate, almeno nella misura dell’80 per cento, le prescrizioni in scadenza a quella data”. Attenzione quindi: se l’Italiano non è un’opinione, entro luglio 2015 non deve essere realizzato l’80 per cento delle prescrizioni del Piano Ambientale, ma l’80 per cento di quella parte di misure (le meno complesse) che erano state calendarizzate a quella data. Quindi una percentuale del totale più bassa dell’80 per cento. Quanto alle altre fondamentali prescrizioni, scompare qualsiasi limite. Il Piano Ambientale risulta attuato anche in loro mancanza, e il nuovo decreto dispone solo che entro il 31 dicembre 2015, il commissario straordinario presenta al Ministero dell’ambiente e all’ISPRA una relazione sull’osservanza delle prescrizioni del Piano Ambientale, e che con apposito decreto del Presidente del Consiglio è stabilito il termine ultimo per l’attuazione di tutte le altre prescrizioni. Dunque nessun limite di tempo per il momento, ma solo la previsione di un nuovo decreto da emanare non prima del 2016. Facile prevedere che le scadenze del Piano Ambientale slittino ancora più avanti. Ma in fondo tutto ciò conta relativamente perché, stante l’insufficienza delle risorse economiche stanziate, è ancora più facile prevedere che queste prescrizioni non verranno mai rispettate. I bambini di Taranto, tanto cari al Presidente Renzi, ringraziano sentitamente.

Lascia un commento