Se Taranto fa notizia solo per una pistola

Articolo pubblicato sul Quotidiano di Puglia del 25 maggio.

Contrordine: Taranto esiste, e ha un sindaco pistolero. Giorni fa, al grido di “Taranto non esiste”, avevamo denunciato l’inspiegabile assenza delle elezioni comunali di Taranto dai media nazionali. Bene, eccoci serviti: allo spuntare della rivoltella malandrina dalla cintola del sindaco appena eletto, tutti si sono ricordati di quella strana città che sta laggiù da qualche parte, affacciata su due mari. Forse è la prima volta che un sindaco del capoluogo ionico merita una foto in prima pagina sul più diffuso quotidiano del Paese. Intendiamoci, la notizia era ghiotta, e non deve stupire il rilievo che le è stato attribuito. Ma di fronte a questa improvvisa attenzione, spicca ancora di più, per contrasto, l’indifferenza che fino al giorno prima aveva avvolto le vicende elettorali di una città di duecentomila abitanti afllitta da problemi che hanno, o dovrebbero avere, rilevanza nazionale.
Non si intende, qui, condannare o assolvere Ippazio Stefano. Quello è un giudizio che chiunque ha già dato per conto proprio (e chi conosce la storia personale del sindaco l’ha fatto con più cognizione di causa). Si intende, piuttosto, riflettere su un modo di fare informazione che è più attento al sensazionale che al sostanziale E, in particolare quando si parla di sud, evidenzia i problemi e trascura i tentativi di risolverli. Non a caso, del sindaco di Taranto si è parlato soprattutto ai tempi di Giancarlo Cito (the original sheriff…) e quando, qualche mese fa, alla poltrona di primo cittadino volevano candidarsi due pornostar. Del dissesto della gestione Di Bello si discusse parecchio nel momento della sua esplosione. Molto meno se ne parlò prima (quando poteva essere denunciato) e dopo, quando la città ha lottato duramente per tirarsene fuori.
Tornando alla pistola di Stefano, è chiaro che è necessaria da parte dei tarantini un’attenta riflessione critica sull’atteggiamento del sindaco e sul contesto ambientale che può averlo determinato. Limitarsi a inveire contro il nord cattivo che gode a metterci in ridicolo sarebbe uno sterile esercizio di vittimismo. Ma altrettanto inutile e sbagliata sarebbe l’autoflagellazione fine a se stessa, la lagna colpevolizzante del “sempre ci facciamo conoscere”. Taranto è una città complessa, che va rappresentata per quello che è, né meglio né peggio, ma senza facili scorciatoie e cadute nei luoghi comuni. Niente paura, comunque: se ciò non accade non è per un complotto dei poteri forti, ma per pura cialtroneria.

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