La lettera aperta ai tifosi ternani apparsa qualche giorno fa sul Quotidiano.
Caro ternano,
la cosa non piace né a me ne a te, ma dobbiamo ammetterlo: un po’ ci somigliamo. Una volta, quando il calcio era ancora il calcio, Taranto e Ternana erano due tipiche squadre di Serie B. Tignose, tenaci, povere di mezzi ma mai arrendevoli. Aggrappate al fattore campo come a una scialuppa di salvataggio, in campionati avventurosi, spesso giocati sul filo della salvezza all’ultima giornata.
Poi il calcio è diventato qualcos’altro e noi – noi e voi, intendo – siamo rimasti prigionieri del nostro passato. Aspettative alte, presente meschino. Dirigenze dissennate, vecchi lupi di B e di A venuti a svernare (e a rubare lo stipendio) in provincia. Eppure anche la dignità delle piazze calcistiche vere e passionali, praticamente le uniche in terza serie ad avere tifoserie e stadi degni di questo nome.
E per questo, anche se qualcuno potrà non essere d’accordo, in fondo in fondo ci rispettiamo. Metti l’anno scorso: sai che fastidio essere eliminati dai playoff da una squadra fantasma, senza storia e senza tifosi, che sembrava nata apposta per romperci le scatole e poi, dopo averlo fatto, è scomparsa nel nulla da cui era venuta? Qui lo dico e qui lo nego: avremmo preferito perderla con gente come voi, la possibilità di andare in B, rivalità e sfottò compresi, avremmo preferito regalarla a chi sapeva cosa farsene.
Ma proprio perché ci somigliamo, caro ternano, proprio perché ne abbiamo passate di cotte e di crude, proprio perché eravamo entrambi al palo quando i Moggi e i Gaucci spadroneggiavano, proprio perché le trame poco chiare ci hanno spesso visto fra le vittime, proprio per questo, caro ternano, non mi aspettavo certe insinuazioni. Sento da parte rossoverde soffiare questo venticello malandrino che descrive il Taranto come una squadra amica del palazzo e per questo ingiustamente favorita. Ora, capisco che il gioco delle parti fra noi tifosi è spesso fatto di teorie fantasiose. Capisco anche che il Taranto faccia un po’ paura, e che dagli avversari temibili ci si difenda come si può. Ma darci dei raccomandati, credimi, è davvero troppo.
Siamo stati, come voi, fra le prime squadre radiate per questioni amministrative, che molti anni dopo una causa legale ha dichiarato infondate (ma non per questo ci hanno restituito la B). Nel tourbillon degli ultimi anni abbiamo beneficiato di un solo rispescaggio, dalla C2 alla C1 (voi di tre, di cui uno in B e uno proprio quest’anno). Da anni ci affibbiano multe, divieti e squalifiche con una severità che non vediamo altrove. E venendo al presente, siamo, credo, l’unica società calcistica penalizzata per responsabilità presunta in illecito sportivo. E mentre a quelle con responsabilità oggettiva vengono abbonati punti su punti, la nostra penalità resta sempre uguale, cosicché ormai la punizione del colpevole conclamato e quella del sospetto complice sono quasi uguali. Riceveremo presto almeno altri due punti di penalizzazione per non aver pagato gli stipendi in tempo: giusto così, per carità, ma se fossimo davvero raccomandati avrebbero chiuso un occhio, non credi? E, passando al campo, tanto per dirne una, abbiamo visto difensori avversari giocare a pallavolo in area a un metro dall’arbitro senza che questi sentisse il bisogno di portare il fischietto alla bocca. E allora perché secondo voi saremmo aiutati? Forse perché ci è capitato di segnare un gol decisivo oltre il 90°? Dopo la vostra vittoria col Lumezzane potete davvero sostenere questa tesi? O forse perché domenica scorsa l’arbitro ci ha messo un minuto a dare un gol che avrebbe dovuto convalidare subito?
No, caro ternano, ti conviene concentrarti sul calcio giocato e lasciar stare queste bufale complottistiche. Non siamo mai stati noi, i raccomandati, e per fortuna non lo saremo mai. Viene davvero da pensare che abbiate sbagliato indirizzo, che ci scambiate con qualcun altro. E questo spiegherebbe anche l’insolita bizzarria dei vostri colori sociali: siete daltonici!
Con immutata stima,
Giuliano Pavone