Taranto vista da fuori

Qui sotto l’articolo di Giuliano sulla percezione di Taranto nel resto d’Italia, apparso il 4 ottobre sul Quotidiano di Puglia.

“Ma Taranto è in Sicilia?”
“A Taranto c’è il mare?”
“Taranto è in provincia di…?”
Queste e altre simili domande si sentono fare i cataldiani che vivono fuori. E ogni volta si chiedono con una certa frustrazione come mai della loro città, che pure è fra le prime venti più popolose d’Italia, nel resto d’Italia nessuno sappia niente.
Taranto, vista dal di fuori, è stata un tempo la città di Giancarlo Cito, prima che i sindaci-sceriffo smettessero di essere una prerogativa dei due mari. Più recentemente è stata – ma in modo molto più pallido – la città del mega-dissesto comunale, un terremoto che l’opinione pubblica nazionale ha avvertito appena, come un’eco lontana.
Cos’è oggi Taranto per i non tarantini? Delle lotte in difesa dell’ambiente e della salute, del ricatto occupazionale, del dramma delle cozze, di tutto ciò che in riva allo Jonio riempie le discussioni e le pagine dei giornali, a Roma, Milano o Torino arriva poco o niente. I media non se ne occupano, salvo qualche rara eccezione (su La7 è recentemente andato in onda un servizio) o lo fanno male: l’ultima “grande inchesta” di Repubblica sui veleni a Taranto, votata a furor di popolo dai tarantini in rete, si è rivelata poco più di un’intervista autoassolutoria a un esponente della grande industria.
Il fatto è che Taranto non esiste nell’immaginario collettivo, non corrisponde a niente di preciso. Taranto non è neanche percepita come Puglia, e quindi non rientra nel cono di interesse che negli ultimi anni si è acceso intorno alla regione. Taranto è qualcos’altro, è indefinita, è un non luogo.
Ma poi capita di dire “Taranto” mentre si è in compagnia e di vedere lo sguardo di qualcuno che si accende. “Taranto? Conoscevo uno di Taranto, mi ha fatto una testa così della vostra città”. E allora partono i commenti, le discussioni, le domande. “Ma è vero che il mare è così bello?”. “Come si chiamano quei tipi incappucciati e scalzi?”. “Perché non si riesce a fermare chi inquina?”. Una volta scostato il sipario, il forestiero si incuriosisce davanti a una città di cui non sapeva niente e che gli appare strana, diversa dalle altre. E il tarantino risponde, corregge, spiega. Con pazienza e cura, orgoglioso di tanto interesse.
Se Taranto non è del tutto invisibile, lo deve al passaparola spontaneo e appassionato dei tanti fuori sede, che senza parlare della loro città proprio non sanno stare. Siamo noi, insomma, i primi (e gli unici) testimonial di noi stessi.

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