L’Isola che vogliamo sul Quotidiano

Articolo uscito sul Nuovo Quotidiano di Puglia mercoledì 31 agosto 2011, alla vigilia della serata di chiusra della manifestazione L’isola che vogliamo. Pubblicato col titolo “Un risveglio che parte dalla Città vecchia”.

E’ opinione inveterata del tarantino medio che in questa città niente cambi mai, e se per caso qualcosa cambia, lo fa senz’altro in peggio. Una credenza – puzzolente di alibi per i pigri – che in questo agosto è stata fragorosamente smentita da una manifestazione che si chiama L’Isola che vogliamo.
Mostre, intrattenimento, eventi culturali. Decine di migliaia di persone che si riappropriano del centro storico. Una macchina organizzativa migliorabile sotto diversi aspetti (come è normale per un programma complesso e alla sua prima edizione) ma che si è fatta apprezzare per l’entusiasmo e la coralità tipici degli eventi creati dal basso.
L’Isola che vogliamo non è la medicina che ci guarirà da tutti i mali. Non ci libererà dalla disoccupazione e se ci permetterà di respirare aria migliore lo farà solo in senso metaforico. Nondimeno è una rivoluzione. Da decenni ci lambiccavamo inutilmente su come riportare in vita la città vecchia. Ecco, ora qualcuno ci è riuscito.
Per la verità qualcosa si muoveva già da anni, ma quanto accaduto quest’estate somiglia davvero alla caduta di un muro. E colpisce come questo muro sia caduto con relativa facilità, come se aspettasse solo che qualcuno lo spingesse con un dito. Facilità relativa, perché solo gli organizzatori sanno quanto sia stato faticoso, ma pur sempre facilità: niente provvedimenti speciali, poteri forti, grandi investimenti, nessun “eroe” piovuto dal cielo. Sono bastati due professionisti dello spettacolo e una rete di amici che li hanno fiancheggiati. Il (discreto) appoggio delle istituzioni e la risposta del pubblico hanno fatto il resto.
L’atavica distruttuvità cittadina ci ha provato, a minimizzare: fra i vicoli c’è chi è passato dal “non ci posso credere” al “è sempre uguale” in una sola settimana. I professionisti del disfattismo, a corto di argomenti, hanno dovuto aguzzare l’ingegno: “Vanno tutti là perché non c’è altro da fare” ha affermato un giornalista con l’aria di chi la sa lunga. C’è chi liquiderebbe con una scrollata di spalle anche un duetto voce-chitarra fra Jim Morrison e Jimi Hendrix resuscitati appositamente per un’esclusiva mondiale sulla rotonda di Lungomare. Ma la verità è che per una volta gli entusiasti hanno surclassato gli scettici. Perché se c’è qualcosa in grado di smuovere le coscienze dei tarantini, di far provare loro qualcosa di simile all’orgoglio di appartenenza, quel qualcosa è proprio la città vecchia. Ed è per questo che L’Isola che vogliamo deve tornare anche l’estate prossima.
Postilla: L’Isola che vogliamo è dedicata a Lucio Dione, che a questa idea un po’ folle aveva iniziato a lavorare. Lucio è stato ucciso da un’auto pirata sul Ponte Girevole all’alba dello scorso Venerdì Santo mentre, in bici, rientrava in città nuova dopo aver assistito all’uscita dell’Addolorata. Per cinque mercoledì consecutivi decine di migliaia di tarantini hanno attraversato il Canale in direzione città vecchia. Così facendo – e pur ignorando il perché di quei fiori vicini alla balaustra – hanno reso a Lucio il migliore degli omaggi, quello che lui avrebbe gradito di più.

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